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RASSEGNA STAMPA - 2004 

A Sulmona nel fine settimana doppio appuntamento in onore del celebre giurista peligno

(8 dicembre 2004)

Premio Capograssi, il XXIV assegnato a Savarese
Consegna l'11 dicembre, il 10 convegno in comparazione a Satta
di Neomisio Bonaventura

SULMONA - La Fondazione "Capograssi" ha organizzato per il 10 e 11 dicembre due manifestazioni in onore del giurista al cui nome si ispira. La prima è un convegno di studi su "Capograssi e Satta, maestri di libertà", in casa Capograssi, via papa Innocenzo VII, 11, con inizio alle ore 17 di venerdì 10 dicembre. Sabato 11, alle 17, nella sala consiliare del Comune di Sulmona, sarà assegnato a Gennaro Savarese il XXIV Premio 2004 "Giuseppe Capograssi". La giuria del premio è composta dal presidente Giuliano Vassalli e da Nino Borsellino, Giovanni Conso, Mario D'Addio, Francesco Mercadante.
Capograssi,
nacque a Sulmona il 15 marzo 1889. Finiti gli studi di filosofia del diritto, insegnò all'università di Macerata, dove fu anche rettore, a Padova e a Roma. Poco prima della sua scomparsa, il 23 aprile 1956, fu eletto componente della Corte Costituzionale.

Dalla relazione del Procuratore regionale della Corte dei Conti Francesco Rapisarda, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2002 (Procura regionale presso la sezione giurisdizionale per la Regione Sicilia)
In una realtà sociale vivente e, quindi, in continuo svolgimento, è necessaria una attenta considerazione sulla importanza del “principio di effettività” che viene emergendo con evidenza sempre maggiore in conseguenza della nuova dimensione che ha assunto la complessità della società nella quale viviamo. Quella che viene indicata come “la sfida della complessità” si presenta nel mondo del diritto come incertezza sulla permanenza e validità degli schemi sorretti dai miti della certezza e completezza ed introduce la esigenza di un nuovo ordine omogeneo, sistematico e complesso, nella consapevolezza della non esaustività dei singoli “punti di vista” e della necessità di valutare “al plurale” ogni problema. Resta di attualità l’invito che Giuseppe Capograssi rivolgeva ad abbandonare anguste visioni settoriali che deformano la complessità dei fenomeni sociali, per  accedere ad una esperienza giuridica che non comprenda solo le “norme” e le “istituzioni”, ma principalmente “i soggetti, gli uomini che creano le une e le altre”, precisando che “il diritto non è norma, non è comando, non è codice, ma niente altro che vita, una forma particolare della vita concreta, una esperienza che gli uomini costruiscono, vivono, soffrono, che fanno e disfanno con la loro obbedienza e la loro disobbedienza”.