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RASSEGNA STAMPA - 2005 

Denuncia del costituzionalista e professore emerito alla Columbia University   

 (13 giugno 2005)

Sartori: "Mi hanno impedito di votare al Referendum"
L'accusa: "Legge Tremaglia oscena. Inserito in un collegio estero senza avviso"
di Neomisio Bonaventura
FIRENZE - «Sono stato privato del mio diritto di voto per ragioni che nessuno mi aveva comunicato, ciò potrebbe essersi ripetuto per molti altri cittadini italiani, abbiamo un corpo elettorale incerto per colpa della legge Tremaglia».
Parlando al telefono dalla sua casa di Firenze, il notissimo politologo Giovanni Sartori, costituzionalista e professore emerito alla Columbia University, è un fiume in piena a causa di quanto avvenuto al seggio di via San Nicolò, dove non gli è stato consentito votare al referendum.

Perché non ha potuto votare?
«Sono andato prima al Comune di Firenze, poi al mio seggio in via San Nicolò e lì dopo un'ora e mezzo mi sono sentito dire che non potevo votare perché ero stato cancellato dalle liste elettorali della mia città in quanto iscritto a quelle del consolato di New York. Era una cosa che non sapevo. Non ne ero stato avvisato, nessuno mi ha detto nulla. Pensando che Firenze è la mia città e quello è il mio seggio sono andato a votare come sempre fatto in passato. Ma questa volta però non è stato possibile, mi hanno detto che ero obbligato a votare a New York. E' stata una situazione davvero paradossale, non ho potuto votare dove sono nato e cresciuto. Al seggio hanno tentato di aiutarmi a trovare una soluzione ma invano, alla fine piangevano tutti. Il sindaco ed il prefetto, hanno tentato di risolvere l'incredibile caso ma non hanno potuto per loro stessa ammissione fare nulla».

Perché il problema non si è potuto risolvere al seggio?
«Perché tutto ciò è frutto di una legge assurda come quella Tremaglia che ha stabilito un collegio elettorale estero su richiesta dei partiti, i quali non volevano avere nelle proprie circoscrizioni elettori che non vi risiedevano stabilmente. Gli elettori all'estero sono considerati dei marziani. Per poter votare a Firenze avrei dovuto usufruire di una finestra di quattro giorni di tempo per cancellarmi dal consolato di New York ma questo l'ho saputo solamente una volta arrivato al seggio di Firenze».

Che valutazione ha tratto da quanto le è avvenuto al seggio?
«Che viviamo in una democrazia davvero incerta. Esistono due liste di elettori, una stilata dal ministero dell’Interno ed un'altra dal ministero degli Esteri. Mi hanno detto che la differenza è di circa un milione di persone e questo significa che abbiamo un corpo elettorale incerto, con gli italiani residenti all'estero che vengono trattati come una navicella spaziale, non si sa bene dove debbano votare o quanti siano davvero».

Il vulnus insomma è da attribuire alla legge Tremaglia?
«Certo, è stata fatta con i piedi, crea confusione sul corpo elettorale nuocendo al diritto di voto dei singoli cittadini oltre al fatto che consente di eleggere rappresentanti all'estero raccogliendo appena tremila voti».

Quale potrebbe essere una soluzione per evitare il ripetersi di episodi simili a quello avvenuto a lei?
«Fare come tutti gli altri Paesi, che consentono ai residenti all'estero di esprimere il voto per corrispondenza, ma ciò significherebbe per i partiti avere nei singoli collegi elettori che vivono altrove e sui quali non possono avere un'influenza diretta, che sfuggono al loro controllo».