17/1/2004:
17 gennaio: si accendono i fuochi di sant'Antonio
INTRODACQUA - Questa sera si rinnova in paese la tradizione dei fuochi in
onore di sant'Antonio Abate. Cataste di legna vengono ammassate da alcuni
giorni in diverse zone del paese e verranno accese e fungeranno da camino
naturale e fuoco per la cucina di grigliate ed altre pietanze fino a tarda
notte. Insieme ai tradizionali fuochi introdacquesi quest'anno arderà una "fracchia"
di 2 quintali, tradizione di san Marco in Lamis importata dal medico Tardio.
La Pro-Loco ci ha inviato un proprio
intervento che è anche una ricerca sul santo ed il suo culto tradizionale.
Volentieri lo pubblichiamo:
sant’Antonio Abate
Nato a Kôma in Egitto intorno al 250 d.C., sin da giovane condusse vita
eremitica nel deserto, sottoponendosi a rigorose penitenze e resistendo ad
innumerevoli tentazioni del demonio. Morì il 17 gennaio 356.
La sua fama di santità varcò presto i confini dell’Egitto e, sia in Oriente
che in Occidente, il suo culto ebbe un grande sviluppo, divenendo il Santo
dei popoli, capace di operare guarigioni e liberazioni dal demonio.
A sant’Antonio Abate vennero dedicati, nel Medioevo, chiese, oratori,
edicole, ospedali e furono erette compagnie, associazioni, fondazioni
caritative ed istituti.
Nel 1095 fu fondato l’Ordine Ospedaliero degli Antoniani, approvato da Papa
Urbano II. L’Ordine ebbe il permesso di allevare maiali all’interno dei
centri abitati, poiché il grasso di questi animali veniva usato per ungere
i malati colpiti dal cosiddetto "fuoco di sant’Antonio". I maiali
erano nutriti a spese della comunità e circolavano liberamente nel paese con
una campanella al collo: l’immagine del maiale con la campanella spesso
accompagna l’iconografia del santo, ritratto avanti negli anni, mentre
incede scuotendo un campanello e appoggiato al bastone da pellegrino che
termina con una croce a forma di tau. Con l’avvento della stampa, la
sua immagine comparve in molte incisioni che i devoti appendevano nelle loro
case o addirittura nelle loro stalle. Il 17 gennaio la Chiesa benedice gli
animali e le stalle, che sono sotto la protezione del santo egiziano,
invocato come patrono dei contadini, degli allevatori e come protettore
degli animali domestici.
Il culto a Introdacqua. - Il culto del santo fu fervido anche ad Introdacqua, dove in epoca
medioevale venne edificata la Chiesa
campestre di Sant’Antonio, il
cui eremo fu trasformato in cimitero dal 1840 al 1912. La chiesa, situata su
uno sperone all’imbocco della Valle omonima (anticamente chiamata Valle
Traginaria), domina la Valle Peligna; ha dimensioni maggiori rispetto alle
altre chiese campestri introdacquesi e presenta piccole stanze separate dal
luogo eucaristico, occupate in passato dai romiti.
Nel paese fu costruito anche l’Ospedale di sant’Antonio Abate
che diede assistenza medica e chirurgica fino ai primi dell’Ottocento,
nei locali adibiti ad ospitale et alloggio di pellegrini, in
via Garibaldi.
Tra le antiche tradizioni introdacquesi collegate al Santo, permangono la
Benedizione degli animali
e i Fuochi di Sant’Antonio.
La Benedizione
degli animali, tradizione molto
sentita fino ai primi anni sessanta, era scomparsa in seguito ai cambiamenti
sociali avvenuti nella Valle Peligna a causa dell’industrializzazione; nel
2000 è stata recuperata dal Centro Studi Pascal D’Angelo, per rinsaldare il
rapporto affettivo e collaborativo tra uomo e animale: il 17 gennaio i
proprietari di asini, cavalli, pecore, gatti, cani, oche, uccelli conducono
i loro animali in piazza Attilio Susi, perché vengano benedetti. Un tempo,
però, tale benedizione avveniva il 13 giugno nel piazzale antistante la
Chiesa campestre di Sant’Antonio.
I Fuochi di Sant’Antonio, che vengono accesi la sera del 17
gennaio, costituiscono una delle tradizioni più belle e caratteristiche del
paese. Molte strade di Introdacqua vengono illuminate dalle lingue di fuoco,
che si alzano dai mucchi di legna che arde in onore del santo fino al
mattino seguente. Per tutta la notte la gente si raccoglie intorno ai fuochi
e, tra canti ed allegria, si banchetta e si offre vino. È un momento di vita
paesana molto intenso dove l’uomo riscopre la semplicità del vivere, la
gioia del convivio e l’appartenenza alla natura. |