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RASSEGNA STAMPA - 2005 

Allo studio una strategia comune tra i Parchi per reintrodurre specie a rischio

(23 marzo 2005)

Nuovi interventi di tutela per il camoscio appenninico
In cantiere progetti per aumentarne variabilità genetica e numero
di Neomisio Bonaventura

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CARAMANICO - Si è svolto a Caramanico il 21 e 22 marzo il Convegno internazionale "Dai progetti LIFE Natura ad una strategia comune per le reintroduzioni di specie a rischio".
Hanno organizzato i Parchi nazionali del Gran Sasso e Monti della Laga, della Majella e dei Monti Sibillini, con Legambiente.
Nel corso della manifestazione, che si è tenuta nell'ex Convento delle Clarisse, sono stati presentati i risultati del LIFE Natura 2002 "Conservazione di 'Rupicapra pyrenaica ornata' nell'Appennino centrale". Obiettivo: garantire la conservazione e lo sviluppo dei nuovi nuclei di "camoscio appenninico" sui massicci del Gran Sasso e della Majella e aumentarne la variabilità genetica e la consistenza numerica. Il progetto prevede la realizzazione di una nuova area faunistica del camoscio all'interno del Parco Nazionale dei Monti Sibillini.
Il progetto triennale è stato cofinanziato dall'Unione Europea, in linea con l'action plan del Ministero dell'Ambiente e Tutela del Patrimonio.


Il camoscio
appenninico,
specie a rischio
propria dell'Abruzzo

L'area d'intervento comprende per intero gli habitat culminali di massicci montuosi del Gran Sasso, della Majella e dei Sibillini: è localizzata interamente nei tre parchi nazionali ed è caratterizzata dallo status di protezione comunitaria di SICp (Sito d'Interesse Comunitario proposto). Partendo dall'esperienza del camoscio, nel convegno si è discusso anche di metodologie di reintroduzione di specie a rischio, con interventi di esperti nazionali ed internazionali del mondo scientifico. In Abruzzo esistono circa 100 esemplari di quella che è una delle specie più minacciate del mondo.

SCHEDA: il camoscio appenninico.
Identificazione
Il camoscio appenninico appartiene alla famiglia dei Bovidi. Si caratterizza per le corna ricurve ad uncino di tessuto osseo, portate sia dal maschio che dalla femmina, che non cadono mai ma che si accrescono gradualmente ogni anno. Il mantello è chiaro in estate ma in inverno diventa marrone scuro con una macchia chiara alla gola e due strisce laterali più scure, che lo differenziano dal camoscio alpino suo stretto cugino.
Comportamento
Vive generalmente in gruppi costituiti da femmine, maschi giovani e piccoli. I maschi adulti invece conducono vita erratica e si avvicinano alle femmine nel periodo degli amori che generalmente avvengono a metà ottobre. La gestazione dura 23-24 settimane circa e verso fine maggio-giugno le femmine si appartano per dare alla luce un camoscetto.
Alimentazione
E' un erbivoro che si nutre di erbe che crescono nei pascoli d'altitudine prediligendo quelli a Festuco Trifolietum thalii, comunità vegetale molto ricca di proteine utile in particolare nel periodo dello svezzamento.
Habitat
In estate vive al di sopra dei 1700 metri in ambienti caratterizzati da pareti rocciose intercalate a pascoli mentre in inverno scende nei boschi sottostanti.
Segni di presenza
Escrementi che però spesso si confondono con quelli di altri ungulati.
Avvistamento
E' un animale di difficile avvistamento per la sua capacità di rifugiarsi in zone montane impervie; se si vuole avere la possibilità di osservarlo ci si può recare presso l'area faunistica di Lama dei Peligni dove è presente un nucleo di 9 animali.
Durata della vita
10-15 anni e forse più.
Autore della scheda: Dr.ssa Mirella Di Cecco, per il Parco della Majella